lunedì, dicembre 18, 2006,4:05 PM
La cittadella degli ingranaggi/1

Era quasi notte, e Jacopone da Tonara si accingeva a preparare le sue stanche membra ad un sonno riparatore.
Dovete sapere, miei piccoli lettori, che Jacopone non era una persona qualsiasi, ma era tanto bello quanto buono (quindi buonissimo).
Mentre accingeva se stesso a mettersi il pigiama, squillò il suo Jac-telefono, che lo avvertiva di un imminente pericolo in città: la sua acerrima nemica, Rebecca Coslovi (quella della pubblicità della Pantene) ne aveva infatti combinato un'altra delle sue durante il suo malefico peregrinare in questa landa desolata che noialtri chiamiamo Terra. Stavolta un'intera città era caduta sotto il suo malefico potere: Ardea, una cittadina del Lazio era diventata il centro di potere spazio-temporale della crudelissima testimonial. Il suo interlocutore, di cui nessuno sapeva il nome (sua madre compresa) gli aveva appena riferito che il paesino era ormai una sorta di grande macchinario simile ad un orologio, pieno di ingranaggi dalle parvenze di case, lampioni, persone, ma che ad uno sguardo attento sarebbero apparsi come dei semplicissimi ingranaggi.
Jacopone non poteva sopportare un simile smacco, soprattutto dopo la tortura subita nel quartier generale segreto del suo secondo acerrimo nemico: il parmigiano reggiano. In quell'occasione il Nostro fu costretto a ballare vestito da peperone sotto l'effetto di droghe mescaliniche che gli causarano dei pericolissimi effetti collaterali di cui ancor oggi risente. Infatti passato l'effetto delle sostanze stupefacenti Jacopone si ritrovò in casa un attestato di partecipazione alla Prova del cuoco e una tessera dell'Udeur.
Ancora sconvolto dal ricordo, con una lagrima affioratagli dal profondo del cervelletto, raccolse tutto la sua determinazione e si preparò. Se di mattina era un semplice allenatore di armadi, di notte si trasformava nel buonissimo, contorto, discusso, amato e odiato Pfeffer l'Arancione.
Mentre la luna faceva capolino dai monti Urali (che lui riusciva a vedere pur trovandosi a Villamassargia) entrò in garage per prendere la sua Jac-mobile. Ma il suo entusiasmo durò poco, perchè si ricordò che proprio in quei giorni il suo mezzo di locomozione era dal meccanico per dei problemi all'impianto idraulico. Senza perdersi d'animo volse lo sguardo verso il suo Jac-scooter, ma aveva una ruota a terra. Inoltre aveva prestato la sua arancionissima Jac-bicicletta alla figlia della sua vicina di casa.
Dovette perciò accontentarsi del suo Jac-monopattino.
Nella notte si diresse quindi verso la capitaneria di porto per fare il biglietto (non aveva abbbastanza denaro per l'aereo), ma ebbe da scontrarsi con un criminale.
Fu solo un attimo, ma la sua conoscenza de Sui delitti e le pene gli bastò: un ragazzino aveva appena buttato in terra una cartaccia. Tanto bastò all'eroe in servizio della popolazione civile per sventrare e disossare quel maledetto criminale che aveva insozzato il pubblico suolo. Con la sua immensa forza, Pfeffer estrasse ogni osso dal corpo del pericoloso delinquente, e lo appese in piazza come monito celeste.
Continuò quindi il suo cammino verso il porto.
Dopo pochi minuti, i suoi sensi di Yak gli fecero udire una drammatica conversazione.

"Buonasera, le pizze!"
"Sei tre minuti in ritardo, lo sai? Se avresti fatto prima ti avrei dato la mancia!"

Questo bastò al Mastro Bontà: due orrendi crimini in due frasi. Subitò balzò fuori dal suo monopattino e si parò di fronte ai due pericolissimi elementi.
"Tu, fattorino! Come hai osato portare le pizze in ritardo??"
"Mah, veramente io ho fat..." ma non fece in tempo a finire la frase perchè Pfeffer l'aveva già trasformato in un ibrido umano-lambretta, colpendolo con tal forza da infilargli il motore dello scooter nella trachea. Volse quindi lo sguardo verso l'assassina della lingua italiana. Non le fece nemmeno una ramanzina, ma alla velocità della luce rapì due zingarelli, tre ragazzini, staccò da delle chiese cinque campanili e con siffatta violenza la fuse in un unico immondo crogiuolo di sangue e conoscenza.
Indi, nella sua enorme bontà, proseguì il suo viaggio.

continua

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